MANIFESTO POLITICO
“SUD CHIAMA NORD PER L’EQUITÀ TERRITORIALE”
A giugno 2022 abbiamo fondato il Movimento politico SUD CHIAMA NORD PER L’EQUITÀ TERRITORIALE con lo scopo di attuare un vero “patto di solidarietà Sud-Nord”, non in termini rivendicazionisti, ma per eliminare le sperequazioni sociali, economiche ed infrastrutturali che hanno imbrigliato il Meridione impedendogli la crescita, annullandone qualsiasi possibile rilevanza economica sul mercato nazionale ed internazionale, così da determinare una perdita di competitività di tutto il “Sistema Italia”.
I principi ispiratori del Movimento SUD CHIAMA NORD PER L’EQUITÀ TERRITORIALE sono quelli autonomistici, coniugati con gli strumenti federativi tra i territori, per anni proclamati senza essere mai attuati. Sono questi gli obiettivi che invece noi vogliamo perseguire per incarnare un corpo ed una voce univoca che rappresenti le legittime istanze di crescita di tutto il Paese e non solo di una parte di esso.
In sintesi, la linea da adottare è “più autonomia e meno burocrazia”.
Immaginiamo un’Italia dei Comuni, memori del monito di Don Luigi Sturzo, secondo il quale “Lo Stato è un ordine necessario al vivere civile, lo statalismo è invece il distruttore di ogni ordine istituzionale e di ogni morale amministrativa”.
Chiediamo un’autonomia che non esalti le differenze tra le diverse aree del Paese, ma al contrario le riduca, nella consapevolezza che ogni euro investito nelle aree arretrate genera una ricaduta di 41 centesimi in quelle già sviluppate, mentre non avviene il contrario!
Più poteri alle autonomie locali significa anche immaginare un ruolo ancora più centrale dei Sindaci, ai quali vanno attribuiti maggiori poteri anche in materia di tutela dell’ordine pubblico, ovviamente in sinergia con le altre figure istituzionali preposte a tale ruolo.
Il patto di solidarietà Sud/Nord da noi immaginato non si risolve in una semplice invocazione di risorse finanziarie, ma anche nella dotazione di infrastrutture materiali e immateriali, il completamento della digitalizzazione dei servizi, una reale attuazione del titolo V della Costituzione e l’effettivo riconoscimento delle autonomie regionali, insieme all’eliminazione della frammentazione di competenze tra le regioni e gli enti locali.
Siamo anche favorevoli ad una riforma elettorale e costituzionale che dia un ruolo più autorevole al Presidente del Consiglio dei Ministri: l’elezione diretta del premier, che noi proponiamo, assimilerebbe questa figura a quella di un Sindaco – il Sindaco d’Italia – con una maggioranza stabile, rafforzata da un premio elettorale, venuta meno la quale si tornerebbe al voto rimettendo la scelta sul nuovo governo al giudizio dei cittadini, piuttosto che ai giochi di palazzo.
Insieme al migliore utilizzo delle risorse del PNRR, poniamo al centro il problema del lavoro per il quale invochiamo l’adozione di un Piano decennale per l’Occupazione.
Siamo infatti convinti che distribuire risorse, non sempre in modo razionale, o realizzare opere – spesso destinate a rimanere cattedrali nel deserto – non risolva né il problema della mancanza di posti di lavoro, né tantomeno quello della migrazione interna dei lavoratori.
Riteniamo che porre fine alla fuga dei giovani meridionali in cerca di lavoro verso le aree più produttive del territorio nazionale o in altri Stati sia un obiettivo su cui si gioca la credibilità del futuro governo nazionale.
Con le stesse finalità va disincentivata la delocalizzazione delle imprese italiane in paesi esteri ed incentivata – rendendo cooperativi i pubblici uffici e alleggerendo l’impatto tributario – l’apertura di nuovi impianti produttivi nel Meridione.
In questa logica, l’implementazione della rete infrastrutturale dei trasporti del Sud e delle Isole, oltre a rendere più vivibili e competitivi quei territori, porterebbe ad una riduzione dei costi della grande distribuzione oltre ad aprire nuovi mercati.
Queste, in sintesi, sono le priorità della sfida politica del movimento SUD CHIAMA NORD PER L’EQUITÀ TERRITORIALE. Il nostro leader politico, Cateno De Luca, ha già dimostrato nelle città in cui è stato Sindaco – da ultimo a Messina – che buon governo e autonomia decisionale non sono scindibili.
L’autonomia non è solo un principio o un obiettivo da sbandierare nelle campagne elettorali. Non si può essere autonomisti a parole e schiavi dei poteri romani nei fatti.
Per questo motivo abbiamo rifiutato ogni offerta politica dei cosiddetti partiti tradizionali, che da decenni hanno ridotto il Paese in queste condizioni e non intendiamo stringere alleanze con il centrodestra, con il centrosinistra e nemmeno con gli altri partiti nati dai loro scarti.